Il nome di Gela, come parecchi altri di colonie greche della Sicilia, è tratto da quello del fiume Gelas (Γέλας) presso cui la città sorgeva. Il nome del fiume fu dato dagli indigeni italici Sicani e significava gelido.
La città non ha però sempre avuto lo stesso nome. Ai primi del ‘700 l’ignoto autore di una Relazione indirizzata al duca della città, Nicolò Pignatelli, scriveva che Gela perché è stata rifatta tre volte si chiama adesso Terranova, facendo derivare Ter (ra) nova dal latino Ter nova, tre volte nuova.
Fondazione e rifondazioni
Nella sua storia plurimillenaria Gela è morta e risorta più volte, come tante altre città, ma poche possono vantare fondatori e rifondatori così illustri, dal mitico Antifemo al reale Timoleonte, al grande Federico II di Svevia.
Solo qualche decennio separò la distruzione del 405 a.C. ad opera dei Cartaginesi dalla ricostruzione timolontea del 339–338 a.C., ma ben quindici secoli di quasi totale abbandono passarono tra la distruzione della città greca del 282 a.C. alla rifondazione federiciana. Fino a quel momento la città mantenne il nome di Gela.
Federico II e la seconda rifondazione
Nel 1233 l’imperatore Federico II di Svevia rifondò la città chiamandola Terranova. L’imperatore aveva maturato l’idea della rifondazione resosi conto che non avrebbe potuto restituire all’agricoltura la fertile pianura del Gela senza ridar vita all’antica città e difendersi dalla pirateria mediante opere di fortificazioni. A Federico II va attribuito anche l’ideazione dello stemma della città.
Nel giro di pochi anni, la nuova città accolse popolazione proveniente da tutte le parti. La produzione agricola si sviluppò tanto, che nel 1239 i coloni posero all’imperatore il problema di un approdo da cui potere esportare le merci prodotte, il futuro Caricatore.
Fu un vero e proprio boom economico e demografico, in seguito al quale, a quarant’anni dalla fondazione, veniva elencata tra le principali città della Sicilia.
La terza rifondazione di Gela
Tra il 1370 e il 1390 ci fu una terza distruzione della città, da parte dei pirati barbareschi. Della rinascita non poté vantarsi alcun eroe eponimo, perché fu il frutto di una lenta e travagliata ripresa.
Situata al centro di un ampio golfo prive di difese, la città era esposta alle incursioni dei pirati barbareschi, che dopo il 1336 si intensificarono, provocando presto la crisi. Alla crisi si aggiunse la peste e la guerra civile tra Latini e Catalani.
Nei primi del 1400 ridotta ad un piccolo borgo malamente fortificato, Terranova vivacchiò a lungo passando da un signore feudale all’altro. Finché nel 1453 finì agli Aragona, che si impegnarono nella valorizzazione del feudo.
Terranova rimase signoria feudale per altri tre secoli, fino ai primi dell’800, quando il controllo della città passò alla piccola nobiltà locale e alla borghesia agraria, che ridiede slancio all’economia e alla cultura.
Nel 1927, su istanza del Podestà, fu recuperato l’antico e glorioso toponimo greco: Gela.