Protagonista di una nuova scoperta archeologica è una stonehenge siciliana
La Pietra-Calendario è stata rinvenuta a 10 km dalla città di Gela, in contrada Cozzo Olivo, poco lontano dalle necropoli preistoriche di Grotticelle, Ponte Olivo e Dessueri.
A quando risale la Pietra Calendario?
L’antica Pietra-Calendario di Gela risale all’ età del bronzo. Ha un altissimo valore culturale. Si tratta di un monumento realizzato dall’ uomo modificando un lastrone di arenaria ed orientando lo scavo del foro in modo che il sole sorga al suo centro all’ alba del solstizio d’inverno.
Il megalite sarebbe stato forato durante il periodo preistorico, tra il VI ed il III millennio a.C.
Ed utilizzato come calendario per misurare le stagioni ed i solstizi.
Il 21 dicembre 2016 è stata effettuata una verifica scientifica. In occasione del solstizio d’inverno si è dato inizio all’esperimento con l’ausilio di bussola, macchine fotografiche e videocamera installata su un drone.
Alle 7,32 il sole ha illuminato in modo perfetto la pietra forata. Mentre il drone si avvicinava, mantenendo il più possibile l’asse a 113 gradi è stato filmato quel fascio di luce che attraversava il foro proiettandosi sul terreno. L’esperimento è riuscito. Ed ha confermato che si tratta di una vera e propria Pietra-calendario.
Il ritrovamento della pietra è opera di Giuseppe La Spina, Michele Curto, Mario Bracciaventi e Vincenzo Madonia, un gruppo di amici impegnati nel volontariato ed appassionati di archeologia. La scoperta è avvenuta durante un sopralluogo ai “bunker anti-scheggia”. Le casematte della seconda Guerra Mondiale.
Il sopralluogo è stato fatto al fine di realizzare percorsi didattici da proporre alle scuole.
La scoperta archeologica oltre ad avere un alto valore culturale ha un’importanza notevole. Essa indica che l’uso di “calendari di pietra” era diffuso su un’area molto più vasta della Valle del Belice. Permette inoltre di avanzare ipotesi motivate sulla civiltà che li ha costruiti.
Questi tipi di calendari venivano realizzati, durante l’età del bronzo, per evidenziare le date dei solstizi a scopo cronologico e cultuale.
Il mare di Gela: una miniera archeologica di storia e cultura
A distanza di millenni, la Magna Grecia continua a riaffiorare. Il mare di contrada Bulala, ad est di Gela, ha restituito preziosi reperti archeologici risalenti al VII-VI secolo a.C.
Si tratta di due elmi corinzi, un’ampolla “massaliota”, ovvero dell’antica colonia greca di Marsiglia in Francia, un’anfora arcaica e 47 lingotti di oricalco, il leggendario «metallo di Atlantide» costituito da una preziosa lega di rame e zinco.
Altri 39 lingotti erano stati recuperati nel dicembre 2014. Frutto di una scoperta unica nel suo genere per l’intero Mediterraneo.
Questi preziosi ritrovamenti contribuiscono ad un forte rilancio turistico della zona.
In fondo l’Italia meridionale era la Magna Grecia, proprio perché composta da colonie fondate dalle città elleniche. In Sicilia, soprattutto ad Agrigento, si combatterono le battaglie che decisero le sorti della Guerra del Peloponneso. Per questo motivo la Guerra fu definita la prima guerra mondiale della storia dell’occidente europeo.
*L’articolo è stato redatto prendendo spunto dai temi trattati sul gruppo pubblico di itGela.
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E’ un’occasione per valorizzare la bellezza e la potenzialità di Gela. Un tesoro da scoprire!