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Renato Belluccia e la sua Sciatu

Renato Belluccia ci presenta Sciatu

È appena tornato da Milano dove ha partecipato all’evento DESIGNCIRCUS che riunisce design e arte indipendente. È tra i 21 nomi selezionati tra i migliori designer ed artisti europei per un evento unico, dove ammirare i lavori di giovani menti.

Lui è Renato Belluccia, siciliano, designer di interni che non ha ancora compiuto 30 anni. Si è formato all’Istituto d’Arte di Comiso e si è poi  trasferito a Torino dove ha frequentato lo IED, Istituto Europeo di Design, secondo a livello mondiale. Dopo aver lavorato in uno studio che si occupava di allestimenti museali ha deciso di ritornare nella sua terra d’origine.

Lui stesso si definisce un designer in senso ampio, artigiano, artista, progettista, sperimentatore. Il suo percorso artistico inizia con l’argilla, ma ha sperimentato tutte le materie naturali con le quale realizza delle opere uniche, a impatto ambientale zero, promuovendo dei prodotti unici, realizzando un connubio perfetto tra  tecnologie innovative e antichi saperi artigianali

Una delle sue più importanti creazioni si chiama SCIATU. Che in siciliano significa fiato-respiro espressione usata verso una persona alla quale vuoi veramente tanto bene.

Sciatu sono delle lampade scultoree realizzate con le carcasse dei fichi d’india alla fine del loro ciclo di vita. Ogni lampada è un pezzo unico, interamente realizzata a mano dall’autore che dona un ultimo “soffio” di vita alla materia, dandole una nuova forma. Ed è un soffio quello che serve per accendere e spegnere questa lampada.

renato bellucci

Le lampade scultoree realizzate con le carcasse dei fichi d’india alla fine del loro ciclo di vita

Da dove nasce l’idea di creare SCIATU ?

«L’idea è nata durante una scampagnata, tre anni fa. Avevo trovato la carcassa di una pianta di fico d’india morta e l’ho portata con me a Milano.
Ho iniziato a fare vari esperimenti, sia relativi alla colorazione che alla forma. La pianta ha la capacità di assorbire il colore per capillarità, attraverso la sua stessa fibra. Io uso soltanto colori naturali, di origine vegetale o minerale. E’ la pianta che assorbe il e lo distribuisce, io decido soltanto il tempo di esposizione. Sono soltanto il tramite.

Quando è pronta, la rivesto con una resina vegetale che ne garantisce la eco-sostenibilità, per avere un prodotto ecologico in ogni sua fase.
Ogni lampada ha un codice di riferimento inciso alla base che se riportato sul sito internet fornisce la carta d’identità di ciascuna di essa, descrivendone le origini, il luogo di ritrovamento, le fasi di lavorazione.
Si tratta di una sorta di viaggio emozionale nel luogo in cui essa aveva le proprie radici, quindi nello stesso tempo promuovo il territorio, esclusivamente siciliano».

Qual’è la peculiarità di Sciatu?

«Il pezzo è in serie per ciò che riguarda la base, ma la struttura è sempre un pezzo unico, poiché ha forme diverse. È come un corpo umano, ad ogni taglio corrisponde una cicatrice che racconta una storia. Io cerco solo di valorizzare la natura e di raccontarne le vicende, decidendo la forma e il colore.
La tecnologia del soffio è gelese. La parola Sciatu è colma di affetto. E’ come dire “aria mia”, “vita mia”, “sei la mia vita” e io la dedico a Gela.
Nello stesso tempo è come una donazione della vita stessa in quanto le offro un po’ di me stesso per farla vivere, per accenderla. All’interno della struttura è collocato un sensore sensibile al soffio. Ma è possibile accenderla anche normalmente».

renato bellucci

Ogni lampada è come un corpo umano, ad ogni taglio corrisponde una cicatrice che racconta una storia

Che tipo di clienti scelgono Sciatu?

«A settembre verranno a Gela direttamente dalla Corea del Sud. Ma la clientela è varia. Si va dall’appassionato di design a quello che ama l’arte, la lampada è un nodo tra diversi mondi».

Come scegli la materia prima?

«Posso raccogliere solo per un mese all’anno carcasse secche, con la consistenza legnosa adatta per essere lavorata. Le trovo solo tra fine agosto e inizio di settembre, quando vado in giro per tutta la Sicilia a bordo di un furgoncino. È una fase faticosa, ma ì anche quella che amo di più. Scopro posti fantastici, piccole cascate, sentieri, ma anche luoghi abbandonati, discariche. Ho l’opportunità di ammirare ciò che mi circonda e tutto assume un significato diverso».

Hai un messaggio per chi vuole lasciare questa terra?

«Occorre lavorare per questo territorio, rimanere a Gela. Ho la fortuna di avere della capacità e voglio  dedicare il mio tempo alla mia terra per creare qualcosa e far si che il cambiamento diventa possibile».

Renato Belluccia e la sua Sciatu ultima modifica: 2017-04-12T20:14:35+02:00 da Zaira Placenti

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