Si è appena conclusa a Gela Art Flow Canalazzo, un progetto di riqualificazione urbana del quartiere Canalazzo, proposta dall’associazione SMAF, Sport, Musica, Arte e Folklore, presieduta da Gaetano Arizzi.
Art flow al Canalazzo
Un flusso che rigenera con l’arte gli spazi nuovi e vecchi, abbandonati e non.
Designer, scultori, pittori, writers, fumettisti, architetti, grafici, appassionati di letteratura, cosplay, musicisti, hanno lavorato insieme per la riqualificazione del Canalazzo.
Sette giorni dedicati all’arte e alla cultura nelle sue varie forme. Un vero e proprio laboratorio a cielo aperto in cui i giovani talenti della città, insieme ai professionisti locali e della Sicilia, hanno lavorato per dar vita al quartiere. Dai dibattiti sono venute fuori idee interessanti per la riqualificazione di un quartiere, nel cuore della città, che oggi vive situazioni di abbandono e degrado. Le Idee, nel corso dell’anno si trasformeranno in un progetto concreto.
L’evento è stato patrocinato dal Comune di Gela, dall’Assessorato Regionale Turismo, con la collaborazione della facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università degli studi di Enna, Kore”, dall’Associazione ADI, Associazione per il disegno industriale e da Civico 111.
Il quartiere Canalazzo
Art Flow ha convogliato l’attenzione della città sul quartiere Canalazzo, il quartiere a nord di Piazza Sant’Agostino.
Gela presenta molti quartieri differenti spesso per tipologie costruttive e architettoniche. I quartieri dentro le mura, come il Canalazzo sono più interessanti, sia per i vicoli sia per la presenza di molte abitazioni dov’è possibile riscontrare una notevole varietà di strutture architettoniche. Molte abitazioni presentano il cosiddetto balconcino alla romana, un piccolo cancelletto, posto all’ingresso dell’abitazione al piano terreno. Altre le finestre alte sul piano della strada, retaggio di un’antichissima consuetudine risalente al medioevo, o il portale con eleganti modanature. Nei vicoli è possibile trovare il lastricato di pietra bianca del Ragusano con le basole disposte a spina di pesce o a scacchiera e in qualche strada si può vedere l’antica basolatura azzurrognola di pietra della lava dell’Etna.