La città di Gela è ricca di tesori dell’antichità. La scoperta di queste meraviglie ci ha donato una storia del centro abitato che fu, sin dai tempi dei greci. Ma gli ultimi scavi effettuati testimoniano che ancora tanto c’è da scoprire, soprattutto riguardo al periodo medioevale della città. È notizia di questi giorni, infatti, il ritrovamento di nuovi reperti e nuove scoperte archeologiche a Gela.
Riscoprire Gela medioevale
Il patrimonio archeologico di Gela, quindi, si arricchisce di nuove importanti testimonianze. Sono stati rinvenuti, infatti, nuovi reperti durante gli scavi sulla strada che si trova di fronte alla chiesa madre. Una cisterna greca ed un pozzo rettangolare di epoca medievale, un butto, sono riemersi dal cantiere. In questo pozzo, inoltre, gli archeologici hanno anche estratto delle bellissime ceramiche che hanno una datazione che parte dal XIII secolo fino al Rinascimento.
Queste scoperte hanno un’importanza incredibile per delineare con più precisione la storia di Gela medioevale. Questo è infatti un racconto che deve essere ancora scritto in grande parte, e solo il sapiente lavoro degli archeologi può aiutare a ricostruirla. A porre l’accento su questa questione è stato il professor Nuccio Mulè, uno dei massimi conoscitori della storia di Gela. Egli, infatti, ha chiesto alle istituzioni di puntare fortemente sui ritrovamenti archeologici per risollevare le sordi della città.
«Puntare sul turismo archeologico»
Per lo storico Mulè, infatti, le nuove scoperte archeologiche a Gela rappresentano l’occasione per «dare un destino diverso alla nostra città dopo quello illusorio dell’industria petrolchimica». Gli scavi di Gela, che stanno rivelando scoperte sensazionali, infatti, devono avere la giusta considerazione da parte delle istituzioni, affinché la città torni ad essere un centro in cui «l’archeologia dovrà rappresentare il punto di svolta per una nuova economia e una nuova politica occupazionale, basate ambedue sul turismo archeologico».
La necessità impellente, secondo Mulè, è quella di adottare le normative relative all’archeologia preventiva, evitando di reperti storici utili a ricostruire la storia della città. La verifica preventiva dell’interesse archeologico (VIARCH), infatti, impone alla società che si occupa degli scavi di informare la soprintendenza del progetto preliminare d’intervento e delle ricognizioni effettuate durante i lavori. Tutto questo è necessario al fine di evitare di commettere gli stessi errori delle amministrazioni locali precedenti, che «dal dopoguerra ad oggi non hanno saputo né vedere né tantomeno voluto considerare»l’importanza di tali scavi nell’economia del territorio, hanno commesso.