Ritrovato un Louterion di marmo nei fondali del mare di Gela

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Il mare di Gela restituisce un Louteron del VI secolo

Giornale di Sicilia

Il mare di Gela restituisce un’altro prezioso tesoro: un Louterion di marmo del VI secolo a.c, ritrovato in contrada Bulala.

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I tesori nascosti nei fondali di cda Bulala

Nuovi reperti dal mare

Ritrovato un nuovo reperto nei fondali del mare di Gela. Un piccolo altare di bordo in marmo, del diametro di circa un metro, risalenti probabilmente al VI secolo a.C. Serviva ai naviganti per riti religiosi di dedicazione agli dei che si compievano anche in viaggio. Il Louterion, perfettamente integro, è stato rinvenuto nella stessa zona di mare, in contrada Bulala a Gela, nei cui fondali è stata scoperta e recuperata, alcuni anni fa, una nave arcaica in buono stato di conservazione. Oltre a questo importante reperto archeologico, sono stati rinvenuti nove vasi di terracotta acromi, dello stesso periodo del Louterion, usati per conservare e trasportare derrate alimentari solide e liquide per il viaggio. 
I reperti presi in custodia dalla Soprintendenza al Mare di Palermo, saranno sottoposti a specifici studi e trattamenti chimici per poterne attribuire un’esatta collocazione storica. Dopo il restauro saranno affidati al Museo Archeologico di Gela.

Esempio di anfora

Esempio di anfora acroma tipica dell’antica Grecia

Il recupero del Louterion

Il piccolo altare, che faceva parte della dotazione di bordo e serviva per accendere fuochi agli dei è stato scoperto dal sub Francesco Cassarino, autore di molti altri ritrovamenti tra cui quello di decine di preziosi lingotti di oricalco e di un elmo corinzio. 
L’operazione di recupero si è protratta per oltre cinque ore nelle acque antistanti contrada di Bulala.

Offerta di libagione

Raffigurazione del rito della libagione

Le delicate operazioni di recupero, dirette dalla Capitaneria di Porto di Gela, con la supervisione della Soprintendenza al Mare di Palermo, si sono svolte con l’ausilio e la vigilanza della Guardia di Finanza. All’intervento hanno partecipato Nicolò Bruno archeologo della soprintendenza al mare di Palermo, Adriana Fresina, soprintendente al Mare, il personale della Soprintendenza con l’ausilio della Motovedetta 722 della Guardia Costiera di Gela, della motovedetta V.805 del ROAN della Guardia di Finanza di Licata e di un’imbarcazione del Gruppo Ormeggiatori e Barcaioli di Gela. 

I riti religiosi nell’Antica Grecia

La religione greca si esprimeva nell’osservanza dei riti. Era l’atto con cui si consolidava il rapporto tra individuo e divinità e uno momenti in cui la comunità si ritrovava. 
Nei riti assumeva particolare rilievo il sacrificio animale, che prevedeva un preciso cerimoniale. Condotto l’animale da immolare in processione all’altare, si spruzzava un po’ d’acqua sul capo della vittima. L’animale scuotendo la testa, dava il suo simbolico assenso al sacrificio. Poi, si prendevano chicchi d’orzo non macinato e, dopo aver invocato gli dèi, si gettavano sull’altare e sulla vittima. Dopo il sacerdote tagliava alcuni peli dell’animale e li buttava nel fuoco per poi procedere all’uccisione. Le parti dell’animale non commestibili si bruciavano come offerta, mentre alcune delle interiora e le carni erano arrostite e mangiate dai partecipanti.
Sull’altare si poteva offrire la libagione, ossia il versamento di un liquido: vino, latte, olio oppure miele, a seconda della divinità da celebrare. 

Opera di Il Garofalo

Il Garofalo-Sacrificio pagano-1526, Londra

Ecco perché l’altare non poteva mancare neanche in una nave che avrebbe intrapreso un lungo viaggio, come quello che dalla Grecia conduceva alla Sicilia.

Il mare di Gela restituisce un Louteron del VI secolo ultima modifica: 2018-08-25T11:03:55+02:00 da Lidiana Zappietro

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